di Salvo Barbagallo
I temi che caratterizzano le prime pagine dei giornali o le informazioni diramate dalle Tv, possono paragonarsi alle onde che vanno e vengono di un’alta o bassa marea: arrivano, coprono la spiaggia, poi si ritirano e scompaiono sino al ciclo successivo. Al momento sono le polemiche seguite alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi in merito alla realizzazione (?) del Ponte sullo Stretto di Messina e il Referendum del prossimo dicembre in Italia. Scomparso il problema “terrorismo” (ad eccezione di qualche “comunicazione” di Alfano riguardo ad espulsioni di presunti jihadisti), la questione “migranti” emarginata così come poco visibile è stata la notizia riferita all’accordo fra il governo italiano e il governo libico a Tripoli per l’attivazione della “sala operativa” italo-libica per un controllo del flusso dei migranti contrastando il traffico di essere umani da parte della criminalità, per monitorare l’Isis e per prevenire possibili infiltrazioni di terroristi jihadisti tra i profughi che cercano di raggiungere le coste italiane.
In realtà il timore “terrorismo” non ha interessato molto gli italiani, che hanno continuato a vivere serenamente le loro giornate: la “sicurezza” è stata assicurata. Nelle città del nostro Paese non si vive nell’angoscia del terrorismo, così come (per esempio) a Nizza che, dopo l’attentato del 14 luglio scorso, ha annullato tutte le manifestazioni in programma sulla Promenade des Anglais. A Nizza non si terrà, come programmato, il carnevale con le ballerine brasiliane: il pericolo del terrorismo è ancora presente. Sarebbero cinque gli attentati sventati in Costa Azzurra negli ultimi mesi. E due sono i giovanissimi (19 e 17 anni) arruolati dal fondamentalismo islamico arrestati solo pochi giorni fa mentre era allo studio un altro attentato. Fortunatamente in Italia (per quel che si conosce) non sussistono minacce di questa portata.
Ma c’è Matteo Renzi a vigilare, oppure il premier è troppo impegnato nell’elargire promesse pre-referendarie che non potrà mai mantenere, o troppo occupato in dibattiti che mettono a nudo le attuali carenze nazionali? Chi lo può dire…
Nel recente incontro/scontro Renzi- Zagrebelsky sul canale La7 sulla questione del “Si o No” referendario, il giurista ha affermato chiaramente: “c’è un rischio di concentrazione al vertice, col rischio di passare dalla democrazia alla oligarchia. È vero che non si toccano i poteri del premier, ma la resa delle istituzioni non dipende soltanto dai testi ma da una serie di elementi dentro i quali le istituzioni sono calate. La costituzione di Bokassa è molto simile alla costituzione americana, ma la resa è molto diversa (…) Il contesto in cui si colloca la riforma è legato alla legge elettorale. Non sono due cose diverse, sono nate in un unico progetto. Il porcellum ha prodotto questo Parlamento che lo ha sostituito con l’Italicum, che ha elementi molto simili. Il mantra è: la sera prima si sa chi governerà per 5 anni. Non mi sembra democrazia. Ricorda Rousseau, gli inglesi credono di essere liberi ma lo sono solo quando mettono la scheda nell’urna. Poi sono servi di chi li comanderà. In cinque anni si può rovinare un Paese. E’ un potere che rischia di essere illimitato“.
Ecco, l’interrogativo che gli elettori dovrebbero porsi è: con l’eventuale vittoria del “Si”, l’attuale premier italiano vuole conquistare “un potere illimitato? In fondo, il nocciolo della questione si può semplificare in queste due parole: potere illimitato…
L’onda che va e viene sugli argomenti vitali del Paese, purtroppo, favorisce tutte le possibili manovre a discapito di quella presunta “democrazia” che ancora si possiede.